Ambiente e territorio

SOTTO I PONTI-Lo stato di salute del Po…..

L’estate è la stagione, delle vacanze, del divertimento e dell’amore ma quest’anno è stata anche foriera di tragedie che hanno segnato molte località italiane. Questa estate che se ne sta andando ha portato con se, purtroppo, diverse cattive notizie, in primis il crollo del ponte Morandi di Genova cha ha causato numerose vittime. Tutto questo ha giustamente focalizzato l’attenzione sulla sicurezza, soprattutto dei ponti, con la politica in fibrillazione che cerca la soluzione migliore per ricostruire e trovare anche cause e responsabilità.

Nei social intanto è partita la caccia al degrado dei ponti. Spopolano infatti i video dove si denunciano le cattive condizioni di svariati ponti in tutto il territorio nazionale, ma anche di alcuni nel nostro territorio quali ad esempio il ponte sul Po tra Porto Viro e Taglio di Po o il ponte della Romea sul Brenta, vicino a Chioggia. A questo punto, visto che ci stiamo avviando verso l’autunno-inverno, stagione delle piogge e delle piene noi vorremmo spostare l’attenzione su quello che passa sotto i ponti, in particolare la sicurezza idraulica del Polesine. Ben noto, infatti, è l’isolotto formatosi sotto il ponte di Bottrighe, affacciatosi timidamente oramai diversi anni fa e diventato oramai enorme, con tanto di rigogliosa vegetazione e nel periodo estivo bagnanti dotati di ombrelloni. Meno noti sono altri problemi, che in condizioni normali rimangono sotto il pelo dell’acqua: è il caso di un’altra imponente isola che era possibile notare nella zona di Crespino in un periodo di secca, ma chissà in quanti altri punti lungo il percorso del grande fiume ci sono vasti depositi di sabbia sotto il pelo dell’acqua a ridurne la sezione. Interessante diventa quindi un’intervista svoltasi in una barca lungo il Po, pubblicata non molto tempo fa sui social, dove un giornalista intervistava un noto ingegnere portovirese, per spiegarci come si comporta il fiume in questi casi. La portata del fiume, infatti, lungo la sua asta deve rimanere costante ed è data dalla sezione del fiume per la velocità dell’acqua. Ne consegue che in presenza di un restringimento della sezione, ed è il caso di quest’isolotto di Bottrighe, la velocità dell’acqua deve aumentare notevolmente, aumentando quindi in proporzione le sollecitazioni su argini e su strutture a contatto con l’acqua.

Un’altro problema, poi, ci arriva dai pescatori, che si imbattono nel progressivo interramento della foce da parte della sabbia trasportata dal fiume. I naviganti, dall’alto della loro esperienza, per ora sono riusciti a minimizzare i problemi, ma diventa sempre più difficile riuscire a percorrere il tratto finale del fiume senza incorrere in danni o rimanendo addirittura incagliati. Inoltre una nostra preoccupazione riguarda lo stato di salute dei nostri argini: la loro manutenzione ordinaria ad intervalli sempre più lunghi lascia spazio ad ampia vegetazione, ma anche al proliferare di animali quali nutrie, che con le loro tane possono minarne la tenuta e generare i cosiddetti fontanazzi, e quindi se non scovate in tempo utile possono richiedere interventi anche molto costosi. Alla luce di tutto ciò, quindi, ci chiediamo: saranno ancora in grado i nostri argini di sopportare piene importanti come quella di una quindicina di anni fa? Le nostre istituzioni sono pronte ad affrontare tali emergenze? Perché la natura fa il suo corso e se la sottovaluti ne pagherai le conseguenze.

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