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Agrivoltaico in Polesine: serve attenzione.

POLESINE-L’Italia e il Veneto stanno dimostrando di credere molto sul fotovoltaico. Secondo il “Rapporto statistico solare fotovoltaico” redatto dal GSE, a fine 2019 gli impianti totali nazionali erano oltre 880mila. Di questi, il 14,1% in Veneto, rendendo la nostra regione la seconda in Italia, dopo la Lombardia. E il Polesine? In provincia di Rovigo solo lo 0,5% del totale: una percentuale superata di poco da Belluno e in linea con le provincie del sud.

Un dato povero che nasce di sicuro da un problema culturale, considerato che i polesani hanno la possibilità di installare impianti fotovoltaici sostanzialmente alle stesse condizioni vigenti nel resto d’Italia. O comunque non sono penalizzati rispetto ad altri. Dunque l’opportunità dell’agrivoltaico per il nostro territorio si prefigurerebbe interessante. Eppure è bene considerare tutti gli aspetti di questa iniziativa al fine di fugare ogni perplessità ed evitare di trovarci infestati da strutture che poco o niente potrebbero dare alla collettività, quando addirittura non tolgono: come per esempio gli spazi destinati all’agricoltura. A questo proposito sarebbe utile capire se e quanto davvero un impianto agrivoltaico permetta la coltivazione sul terreno nel quale è installato. C’è da considerare infatti il forte incremento di temperatura che gli stessi pannelli causano al di sotto di essi, o la stessa riduzione di spazio utile che ne deriva. E capire quindi innanzitutto se davvero è possibile la coltivazione e poi di quali piante. Sostenere che gli agricoltori dovrebbero coltivare la terra e non pensare ad occuparla solo per ottenere facili entrate, non è totalmente corretto, poiché riduttivo, oltre che lesivo della libera attività imprenditoriale.

È vero che si potrebbe pensare a realizzare i parchi fotovoltaici per esempio in ex aree industriali dismesse o comunque su superfici non agricole. Ma è altrettanto vero che, per esempio, in una provincia come la nostra, se escludiamo le aree agricole non rimane molto altro spazio. Quindi se l’innovazione tecnologica e gli studi ci confermano che l’agrivoltaico è possibile senza conseguenze per le coltivazioni, allora dobbiamo fare uno sforzo culturale. Se invece queste conferme non dovessero arrivare, non possiamo svenderci perché poi gli interessi li faccia qualche grossa compagnia, magari straniera, a discapito del nostro territorio.  Enrico Bonafè-Resp. Dipartimento Provinciale Ambiente e Territorio Forza Italia.

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