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ROVIGO- terza serata “Jazz nights at Casalini’s garden 2017” – con Luca Zennaro 4tet e Oregon.

Il leggendario jazz degli Oregon a Rovigo-Nel giardino di Palazzo Casalini la conferma di un festival ad alto livello.

Rovigo, 24 luglio 2017-Si è consumato ancora una volta davanti ad una platea gremita, con moltissime persone in piedi, nonostante il sabato particolarmente caldo ed afoso non invitasse certo a rimanere in città, il terzo appuntamento e forse, Premio Marco Tamburini a parte, il principale evento della quarta edizione di “Jazz Nights at Casalini’s Garden”, festival fortemente voluto anche quest’anno da RovigoBanca e dal Conservatorio di Musica “F. Venezze”, che ha nel suo Dipartimento Jazz il principale motore dell’iniziativa.

 

Ospite principale della serata, vera e propria star internazionale della rassegna – come lo fu l’anno scorso il quartetto del chitarrista John Abercrombie – era lo storico gruppo degli Oregon, guidato ancor oggi, dopo 47 anni, da due dei suoi storici fondatori, il chitarrista–pianista Ralph Towner ed il polistrumentista Paul McCandless. La kermesse concertistica era stata aperta in modo davvero brillante dal quartetto dell’originale e giovanissimo chitarrista Luca Zennaro, allievo del Conservatorio e già pronto, benché poco più che ventenne, ad andare in studio per registrare il suo primo disco, affiancato dagli stessi collaudati compagni di viaggio che l’hanno sostenuto nell’apprezzato concerto rodigino, ovvero Nicola Caminiti (sax alto), Nicolò Masetto (contrabbasso) e Marco Soldà (batteria). Un set apprezzato ed applaudito il loro, perfetto antipasto per il piatto forte della serata, ch’era naturalmente rappresentato dall’attesa esibizione dei leggendari Oregon, che hanno richiamato appassionati anche dalle vicine regioni, visto che quella di Rovigo era, insieme a Stresa (19 luglio), l’unica data nel nord Italia ed anche la tappa conclusiva di una lunga tournée europea, servita anche a presentare il loro recentissimo e riuscito album, “Lantern”, il trentesimo di un percorso artistico davvero fuori del comune, iniziato nel lontano 1970, il quinto per l’etichetta italiana CAM, successivo all’ottimo “Family Tree”, del 2012, ultimo con il contrabbassista Glen Moore, poi uscito dalla formazione ed il primo con Paolino Dalla Porta, confermatosi straordinario strumentista e suo degno sostituto. Gli Oregon hanno quindi presentato molti dei brani di “Lantern”, composti per lo più da Towner, alternandoli ad alcuni storici cavalli di battaglia, ben noti ad un pubblico che li segue con passione e fedeltà da quasi mezzo secolo. È un successo, il loro, che coinvolge ormai due intere generazioni di appassionati. Il gruppo ha confermato a Rovigo, davanti ad un pubblico particolarmente attento e silenzioso, catturato dalla magia della musica, tutta la sua impareggiabile e florida vitalità creativa. Autentici precursori della “word music” – definizione che, lo confessiamo, non ci ha mai completamente convinto –  gli Oregon risultano ancora quanto mai freschi ed attuali, capaci di produrre una convincente sintesi di mondi musicali apparentemente distanti. La musica di Towner e compagni vive di un mirabile intreccio di musica jazz, etnica, popolare e contemporanea, sempre in piena libertà espressiva, che gli deriva dalla sua dominante componente jazzistica. Non aveva perduto nulla della sua invidiabile coesione il gruppo con l’acquisizione, avvenuta nel 1997, del batterista Mark Walker, dopo qualche anno trascorso, a seguito della defezione di Trilok Gurtu, senza le percussioni. Né, come si poteva temere, le ha perse dopo l’inaspettato abbandono di uno dei suoi storici fondatori, Glen Moore e l’entrata, al suo posto, del nostro Paolino Dalla Porta, contrabbassista fra i più talentuosi del jazz italiano ma non solo, musicista raffinato e completo.

Il nuovo lavoro degli Oregon sa fondere bellezze diverse per crearne una nuova, una trama preziosa fatta di atmosfere fantasy e sperimentali – come il brano che gli dà il titolo, Lantern” – di giocose e deliziose danze come “Dolomiti dance”, di momenti più energici e swinganti (“Walk the walk”, composta da Walker, e “The glide”, di Towner), oppure dolcemente latine, come “Not forgotten”. Anche un brano di disarmante semplicità come The water is wide” sa trasformarsi in un piccolo gioiello jazzistico grazie ai preziosi assoli del contrabbasso di Dalla Porta e del pianoforte e della chitarra del più geniale dei suoi componenti, Ralph Towner. Ma anche i fiati dell’altro veterano, Paul McCandless – che suona oboe, clarinetto basso, corno inglese e sax soprano – nonostante abbiano perso un po’ della loro fresca ed originale brillantezza, hanno la capacità, con i loro incantevoli e raffinati fraseggi, di raccontare storie suscitando sempre forti emozioni. Un successo largo e caloroso, un bis richiesto ed ottenuto a gran voce, nonostante l’ora tarda, restano il segno tangibile di una serata davvero riuscita, un prezioso regalo per tutti i cultori della buona musica che non se la sono lasciata sfuggire. Ed ora l’attesa è tutta per la serata conclusiva del festival, venerdì 28 luglio, che vedrà esibirsi il gruppo della giovane vocalist Giorgia Sallustio, con ospite il chitarrista Roberto Cecchetto, ed una nuova formazione, aHrìa, sestetto formato da Roberto Martinelli, sax, Fulvio Sigurtà, tromba, Luigi Puxeddu, violoncello, Stefano Onorati, piano, Riccardo Fioravanti, contrabbasso, Mauro Beggio, batteria, vera e propria “All Stars” del jazz italiano.  www.rovigobanca.it

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