COMITATO IN DIFESA DELL’OSPEDALE DI ADRIA E DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI.
ADRIA-Se quanto pubblicato da Il Gazzettino di oggi 9 novembre, a seguito della lettera inviata da 8 medici dell’Unità operativa di accettazione, Pronto soccorso – SUEM all’Azienda ULSS 5 e ad altri numerosi attori della sanità polesana e adriese, dovesse trovare riscontro, non ci rimarrebbe che dirvi “ve l’avevamo detto”.
Che le esternalizzazioni di pubblici servizi siano un fallimento, lo avevamo già evidenziato, quando paventavamo ciò che, poi, è andato e sta andando in scena con l’impiego di cooperative e personale “a gettone”. E se avevamo compreso anzitempo tutto questo, non lo dobbiamo né a conoscenze di programmazione e di organizzazione del lavoro tali da surclassare la dirigenza della nostra AULSS, nè al possesso di bacchette magiche. Molto più semplicemente, sapevamo ciò che ogni dipendente di una pubblica amministrazione centrale, che vanti una certa anzianità, conosce per esperienza lavorativa personale: ossia, che la cessione esterna a privati di servizi, molto in voga dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso, si è rivelata, nel giro di un lustro o poco più, un fiasco totale. Tanto da essere abbandonata, in primis dal Ministero della difesa, non appena passata la sbornia. Stupisce, dunque, che i vertici regionali e il nostro ineffabile direttore generale, dr. Antonio Compostella, abbiano, comunque, optato per questa soluzione suicida. Ma ci meraviglia ancor di più vedere che, nonostante le chiare responsabilità politiche e dirigenziali, il predetto dr. Compostella e l’assessore Corazzari siano chiamati a intervenire come relatori, il prossimo 26 novembre, in un convegno dal titolo “Ospedale di Adria. Rilancio o lento declino. A che punto siamo?”. La risposta mi sembra palese e inoppugnabile ed è data dall’inesorabile decadimento dei servizi forniti all’utenza, testimoniata anche dalla missiva oggetto dell’articolo odierno di Guido Fraccon: siamo, praticamente, al punto di non ritorno.
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