NUOVO PIANO DI ZONA TRA CONTINUITÀ E CAMBIAMENTO, RIORENTARE IL SISTEMA DEI SERVIZI VERSO I NUOVI BISOGNI.
ULSS 5 POLESANA-Avvicinare i servizi ai cittadini, sostenere le famiglie, intercettare i bisogni delle persone più deboli e più fragile, rendere più efficiente il dialogo tra Comuni, Ulss, terzo settore mettendo in comune visioni, risorse e le diverse professionalità degli operatori, evitare sovrapposizioni e doppioni nelle prestazioni. Sono gli obiettivi del nuovo piano di zona che l’assessore alla sanità e al sociale della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, ha presentato oggi agli operatori dell’Ulss 5 Polesana, nell’incontro di formazione svoltosi nella cittadella socio-sanitaria di Rovigo dedicato al ‘cambio di piano’ (di zona) ‘tra continuità e cambiamento’,.
“Il piano di zona è uno strumento, come un piano regolatore – ha premesso l’assessore – utile per fotografare le ‘emergenze’ sociali da affrontare, ma soprattutto per mettere in rete degli interventi secondo strategie comuni, che consentano l’ottimizzazione delle risorse e la condivisione degli obiettivi. Anche nel sociale vale la regola aurea che insieme si fa meglio e si fa più strada. Per questo la Regione ha chiesto che le conferenze e i comitati dei sindaci, le Ulss, i comuni, gli uffici giudiziari, le Ipab e le istituzioni sociali pubbliche e private dei 26 ambiti territoriali (ex distretti) del Veneto leggano i bisogni del proprio territorio e condividano priorità e strategie di intervento. Da questo lavoro dovrà uscire il piano di zona del prossimo triennio, cioè un programma mirato e concreto, aderente alle necessità della propria comunità e in linea con la programmazione regionale, che misuri bisogni e risorse e indichi anche i parametri per valutare l’efficacia degli interventi, costi e risultati”.
Sei le aree di intervento previste per la pianificazione territoriale dei servizi sociali: famiglia e minori; anziani; disabili; dipendenze; salute mentale;, povertà e inclusione sociale. “Per ognuna delle sei aree – ha ricordato l’assessore – si dovranno mettere a punto indirizzi, obiettivi e strategie di intervento, all’insegna dell’integrazione, dell’armonizzazione delle politiche e del welfare di comunità, favorendo il coinvolgimento attivo e responsabile dei singoli, delle famiglie e delle associazioni”. I tavoli di lavoro stanno già mettendo in dialogo assistenti sociali, servizi di segretariato sociale, i servizi di pronto intervento per le situazioni di emergenza, l’assistenza domiciliare, i centri residenziali e semiresidenziali, i centri di accoglienza o comunità residenziali.
“In tempi di ristrettezze finanziarie e di crescenti fragilità sociali ha concluso l’assessore – dobbiamo tutti imparare a fare rete, a condividere obiettivi e risorse, a far interagire pubblico e privato, istituzioni e volontariato, ad evitare frammentazioni e dispersioni. Solo così riusciremo ad avere comunità inclusive, dove nessuno, minore o anziano, disabile o povero, sia lasciato solo, in balìa delle proprie difficoltà. I piani di zona servono per organizzare in modo coordinato ed efficace le misure di sostegno al reddito e di contrasto alla povertà, la permanenza a domicilio dei non autosufficienti, il sostegno ai minori e agli adolescenti in condizioni di disagio, gli interventi per conciliare i tempi di vita e di lavoro in aiuto alle famiglie, il contrasto alle varie forme di dipendenza, l’integrazione delle persone più fragili e dei migranti, con interventi più puntuali e tra loro coordinati”.
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