Fiume Po-depurazione in Veneto funziona, ma chimica preoccupante e rifiuti da non sottovalutare.
POLESINE-Settima tappa oggi ad Adria in provincia di Rovigo sul fiume Po, e per la prima volta sul Canalbianco, per l’equipaggio di Operazione Fiumi, la campagna di citizen science e ambientalismo scientifico di Legambiente Veneto realizzata grazie al supporto tecnico di ARPAV, con il contributo di COOP Alleanza 3.0, con il patrocinio dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po e dell’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e con il partner tecnico Strada Srl.
I parametri osservati in questa quarta edizione, oltre al batterio Escherichia coli – i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque – sono il Glifosate e, novità per il 2024, i PFAS.
I primi dati disponibili dai campionamenti effettuati dai volontari di Legambiente nelle scorse settimane sono relativi alla presenza di batteri fecali, un parametro ricercato per verificare il livello di depurazione delle acque e la presenza di eventuali picchi di inquinamento dovuti a scarichi non autorizzati o sversamenti illegali. La fotografia scattata da Legambiente non sostituisce i monitoraggi ufficiali ma si affianca alle indagini dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente che monitora con continuità i corsi d’acqua restituendo ogni anno un quadro completo dello stato di salute dei bacini idrografici della regione.
Novità di quest’anno è il monitoraggio di due punti sul Canalbianco: uno ad Adria, di fronte al teatro, ed uno a Loreo.
Il Canalbianco è un corso d’acqua che ha la particolarità di essere navigabile non solo a scopo commerciale ma si presta ad un turismo slow, sostenibile e accessibile. Queste sue peculiarità lo fanno rientrare tra le tipologie di corsi d’acqua che Legambiente ritiene utile inserire nel programma sperimentale triennale di recupero delle plastiche nei fiumi previsto dalla Legge 60/2022 detta “SalvaMare”, recentemente adottato dalle Autorità Distrettuali dei bacini idrografici del nostro Paese.
Secondo i dati raccolti da Legambiente tutti i punti monitorati, sul fiume Po da Bergantino a Porto Tolle, e sul Canalbianco, considerato il solo parametro di escherichia coli, risultano entro i limiti.
La qualità microbiologica del fiume Po resta dunque nella norma, confermando buone performance per quanto riguarda la depurazione nel tratto veneto del fiume più lungo d’Italia. Preoccupazioni permangono invece per lo stato chimico, penalizzato dalla presenza di concentrazioni medie di PFOS superiori ai limiti di legge, in tutti i corpi idrici monitorati inerenti il fiume Po e i diversi tratti del Delta del Po, come conferma la valutazione dello stato chimico del 2023 di ARPAV (vedi scheda allegata). Un inquinamento invisibile – quello causato dai “forever chemicals” ben noti nella nostra regione per la vasta contaminazione delle acque di falda e superficiali che ha colpito le province di Vicenza, Verona e Padova – che però in questo caso, come sottolinea Arpav stessa, ha probabilmente origini in aree esterne alla regione Veneto e relativamente alle quali Legambiente ritiene indispensabile che vengano sollecitate le regioni e gli enti preposti al controllo che afferiscono al bacino del Po a monte del Veneto.
Tra gli inquinanti specifici sono stati inoltre rilevati superamenti dei valori medi annui previsti dalla normativa per: AMPA (prodotto di degradazione del Glifosate); Azoxystrobin; Metolachlor ESA (prodotto di degradazione del Metolachlor).
FIUME | LOCALITÀ – COMUNE | PROV. | Escherichia coli MPN/100ml | T (°C) | CONDUCIBILITÀ uS/cm |
PO | BERGANTINO | RO | 275 | 19,5 | 335 |
PO | FICAROLO – CALTO | RO | 399 | 20,5 | 330 |
PO | SANTA MARIA MADDALENA – OCCHIOBELLO | RO | 256 | 19,5 | 325 |
PO | GUARDA VENETA | RO | 399 | 20,5 | 326 |
PO | BOTTRIGHE – ADRIA | RO | 110 | 20,02 | 328 |
PO | TOLLE – PORTO TOLLE | RO | 187 | 21,6 | 320 |
CANALBIANCO | ADRIA | RO | 480 | 24,8 | 508 |
CANALBIANCO | LOREO | RO | 504 | 24,5 | 623 |
Nota: Si sottolinea che per gli escherichia coli quando si supera il valore indicato da ARPAV di 1000 (MPN/100ml) si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per uso irriguo, con 500 (MPN/100ml) il limite per la balneabilità delle acque, mentre quello consigliato allo scarico deve essere inferiore a 5000 (MPN/100ml). L’acqua potabile non presenta contaminazione da escherichia coli.
Un altro parametro che secondo Legambiente deve essere preso in maggiore considerazione non è analitico ma fisico: la presenza di rifiuti galleggianti e sulle sponde. In tutti i punti monitorati, sia sul Canalbianco che sul Po, i volontari hanno riscontrato accumuli di rifiuti di vario genere: reti di plastica, flaconi di plastica, polistirolo, bottiglie di vetro, mozziconi, pezzi di ceramica.
“I dati di Operazione Fiumi 2024 sul Po in Veneto raccontano una storia a due facce – dichiara Giulia Bacchiega, vicepresidente di Legambiente Veneto – Da un lato, la qualità microbiologica appare nella norma, a dimostrazione che la depurazione funziona. Dall’altro, la situazione chimica desta serie preoccupazioni, in particolare per la presenza di PFAS che verosimilmente provengono da aree esterne al Veneto. Per questo, chiediamo alle Istituzioni ed agli enti preposti al controllo di agire sollecitando anche gli Enti a monte del Veneto ad intensificare i controlli e fare luce al più presto sulle fonti di questo inquinamento”.
Anche la presenza diffusa di rifiuti galleggianti e sulle sponde è un elemento da non sottovalutare. L’abbandono di rifiuti, sia gettati lungo gli argini, sia provenienti dalla parte alta dei corsi d’acqua,è particolarmente visibile alla conca di Baricetta dove vengono parzialmente intercettati. Un problema che secondo Legambiente dovrebbe essere affrontato attraverso azioni di prevenzione e controllo concordate ed omogenee.
Un ulteriore aiuto in questo senso potrebbe essere concretizzato attraverso l’istituzione della “Guardie Ecologiche Volontarie” che, qualora la proposta di Legge regionale a cui anche Legambiente ha contribuito venisse approvata – potrebbero affiancare il lavoro degli Enti locali nel presidio e monitoraggio ambientale del territorio.
“Il problema dei rifiuti abbandonati non va sottovalutato – prosegue Bacchiega – anche perché i costi di recupero e smaltimento ad oggi ricadono sulle singole comunità che scelgono di intervenire. Condizione questa che richiama alla necessità di una gestione dei rifiuti e del controllo degli abbandoni con metodi e modalità condivise da tutti gli amministratori che si affacciano sul Po. Per tutelare il fiume più importante d’Italia e renderlo più sano e più vivibile – conclude Bacchiega – è evidente che occorre un impegno concreto ed unitario da parte di tutti gli attori coinvolti, dentro e fuori la nostra regione. Lo strumento giusto è già stato approvato e finanziato dall’Unione Europea: il progetto PNRR di rinaturazione del Po. Solo attraverso l’attuazione definitiva di questo progetto, che prevede azioni sistemiche e di visione unitaria dell’ecosistema fluviale, si potrà arginare le ritrosie e gli interessi di parte che ad oggi lo stanno rallentando e danneggiando”.
Parlare del Canalbianco ad Adria, per il Circolo locale di Legambiente ‘Delta del Po’, non può prescindere dal parlare di Artessura, una passeggiata naturalistica, dove costeggiando parte del ramo interno e parte del ramo esterno del Canalbianco, gli adriesi possono trovare momenti di svago e di contatto con l’ambiente naturale.
“Una passeggiata che potrebbe essere migliorata recuperando magari il progetto già elaborato a tal scopo dal Gruppo Adriese Natura ed Ambiente – commenta Roberta Ferraresi, presidente del Circolo Legambiente di Adria – attivando così uno dei tanti usi ricreativi a cui si presta il Canalbianco: da quello turistico con le crociere che partono da Venezia e lo risalgono fino a Mantova, con la possibilità di visitare i luoghi di attracco anche mediante l’integrazione con la bicicletta, a quello sportivo (canottieri Adriesi e a Bosaro), fino alla pesca (Adria capitale dello street fishing). Per tutte queste attività che potrebbero fiorire ad Adria, la presenza di rifiuti sarebbe un guaio: è necessario per questo attivarsi da subito in percorsi di prevenzione e di repressione del fenomeni di abbandono, a partire da progetti di educazione alla corretta gestione dei rifiuti e dall’uso più esteso di tecnologie dissuasive e repressive come le fototrappole da installare nei luoghi più esposti e delicati”.
LA CAMPAGNA OPERAZIONE FIUMI–I parametri osservati in questa quarta edizione, oltre al famigerato batterio Escherichia coli – i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque – sono il Glifosate e, novità per il 2024, i PFAS. Il glifosate è un erbicida di sintesi utilizzato da circa 40 anni in maniera massiccia in agricoltura e del quale Ispra ha già rilevato la presenza di concentrazioni importanti nelle acque superficiali del nostro Paese. Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi e impiegati su vasta scala ad esempio in tessuti, tappeti, pelli, schiume antincendio, contenitori per alimenti e detersivi.
Oggi queste sostanze sono conosciute specialmente in Veneto per la contaminazione ambientale che hanno prodotto negli anni e per la loro tendenza ad accumularsi nell’ambiente ed persistere anche negli organismi viventi, compreso l’uomo, dove, come anche di recente confermato da autorevoli approfondimenti scientifici, risultano essere tossici ad alte concentrazioni provocando patologie e decessi prematuri.
Le indagini microbiologiche delle acque si sono svolte nel mese di maggio: in totale sono 114 i campioni raccolti lungo i principali corsi d’acqua della regione e consegnati ai laboratori di Arpav. Con la ricerca di questi inquinanti Legambiente intende monitorare la presenza di eventuali criticità. I risultati dell’indagine chimica saranno presentati a fine anno con il report conclusivo della Campagna. La fotografia scattata da Legambiente non sostituisce i monitoraggi ufficiali ma si affianca alle indagini dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente che monitora con continuità i corsi d’acqua restituendo ogni anno un quadro completo dello stato di salute dei bacini idrografici della regione
La prossima tappa della campagna Operazione Fiumi sarà sabato 13 luglio a San Donà di Piave in provincia di Venezia, dove verranno presentati i risultati del fiume Piave.
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