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Leonardo Bonato, del Movimento Civico IBC , delinea una fotografia del Polesine.

ADRIA-(RO)-L’analisi del trend demografico del nostro territorio e le conseguenti proiezioni fatte nell’ipotesi che la situazione attuale non subisca drastiche variazioni delineano un futuro tutt’altro che roseo per la nostra Provincia. La prospettiva del grave  danno ambientale provocato dall’autorizzazione alle estrazioni di gas in prossimità del Delta con le conseguenti pesanti ricadute sociali ed economiche rappresenta un’ulteriore zavorra per il territorio. Sono le parole del referente per il gruppo cultura del Movimento Civico IBC, Leonardo Bonato.  

Un territorio che non decolla nonostante una popolazione laboriosa e nonostante le amministrazioni pubbliche locali che, indipendentemente dall’appartenenza politica, hanno sempre cercato di migliorare le condizioni di vita della popolazione. È, quindi, ormai evidente che il Polesine non può farcela da solo e che la “questione Polesana” deve essere inserita come  prioritaria nell’agenda regionale. Una “questione” che non può essere ignorata o elusa, perché il Polesine deve sapere se si deve considerare parte integrante della Regione o territorio residuale della stessa, destinato a una crescente marginalità, chiamato solo a fornire manodopera per i territori vicini, a contribuire fiscalmente a interventi infrastrutturali nelle altre province,  a espellere tutti i giovani in eccedenza rispetto a quanto può offrire il locale mercato del lavoro. Quella che i dati ISTAT ci restituiscono è innegabilmente la fotografia di un Polesine che, storicamente debole, è stato reso ancora più fragile dai colpi inferti dalla pandemia, dalla crisi energetica e da tutte le altre conseguenze della situazione critica internazionale legata alla guerra in Ucraina.

Il circolo vizioso per cui il basso numero dei residenti in questa provincia riduce il suo “peso politico” e il suo peso politico ridotto provoca disattenzioni e distrazioni che non agevolano la sua crescita demografica deve essere urgentemente interrotto. L’alternativa è un territorio svuotato, con le conseguenti implicazioni negative per l’intera Regione, perché il mancato presidio degli ambienti  più fragili e il miope abbandono di un territorio strategico per l’intermodalità sulla direttrice nord/sud  e per il sistema mare/lagune/fiumi/terra renderà il Veneto molto meno competitivo rispetto alla vicina Emilia Romagna. –prosegue Bonato- Per questo motivo la “questione Polesana” deve essere affrontata urgentemente col contributo di tutti, al di là degli schemi ideologici, delle piccole convenienze e delle contingenze. È una scommessa che deve essere vinta per, ma soprattutto, con le nuove generazioni. Ben vengano, quindi, le parole di monito e di esortazione del vescovo di Adria Rovigo. Il contributo che Mons. Pavanello ha voluto dare recentemente rivolgendosi al capoluogo di provincia, estendibile anche fuori dalle mura cittadine,  è prezioso perché una Chiesa che non si sottrae all’impegno nella società e nella storia di un territorio può cooperare per la tutela e per la coesione dei cittadini che lo abitano nella prospettiva del raggiungimento del bene comune.

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