FULMINATI DALLA SEMPLICITÁ DI FULMINACCI-Il pubblico di Badia canta e applaude sotto la pioggia.
BADIA POLESINE (RO) – Un concerto generoso, da parte dei musicisti, da parte del pubblico, da parte degli organizzatori, a causa della pioggia fastidiosa e poi copiosa che ha messo alla prova l’amore per la musica (e la pazienza). Ma si è tenuta ugualmente, seppure con un’ora e mezza di ritardo sulla scaletta, ieri sera, 4 agosto, la tappa di Badia Polesine del “Fulminacci – Tante care cose tour” per la rassegna Tra ville e giardini 2021.
Allestimento già difficile nel pomeriggio, che ha costretto a coprire gli strumenti e riparare i tecnici sotto i maestosi alberi del “Giardino dell’Abate”; poi le code dei giovani e giovanissimi incolonnati con gli ombrelli aperti davanti alla biglietteria; le incertezze degli organizzatori col naso all’insù; la gente che prende posto riparata alla meno peggio sulle sedie e con generosità resiste all’umidità crescente; ed infine, il colpo di genio: l’eroica Pro loco di Badia innalza un maxi gazebo sopra il palco. Compaiono l’assessore alla Cultura Valeria Targa, che dichiara l’importanza di organizzare eventi culturali che valorizzino il territorio in rete con tutto il Polesine; la dirigente dell’Area Servizi della Provincia di Rovigo Monica Zanforlin che ringrazia sostenitori ed organizzatori; il direttore artistico Claudio Ronda, i volontari di Emergency Rovigo, che accompagnano la rassegna con la loro presenza silenziosa e autorevole.
Si comincia con i rigoli d’acqua che cadono dagli ombrelli sui piedi. Opening act Caterina Cropelli, cantautrice trentina, con la sua chitarra. A lei il compito di attirare l’attenzione di un pubblico in attesa da ore. Ma la generosità è la cifra della serata e musicista riceve una ricca dose di applausi, forse liberatori. Entra la band di Fulminacci, il set semiacustico ha bisogno di qualche accordatura, ma poi partono e non si fermano più. È il caso di dire: ritmo e sound come se piovesse… Roberto Sanguigni al basso; Lorenzo Lupi alla batteria; Riccardo Roia alle tastiere e Claudio Bruno alle chitarre. Sono un’esplosione di rock, tengono alto il ritmo fino all’ultimo secondo del concerto, senza stacchi e senza cali. I bassi pompano dalle casse e forse mandano via le nuvole. Filippo Utinacci, in arte Fulminacci, tanto energico quanto minuto, è un artista che fa subito simpatia ed empatizza coi numerosi fans in platea. I gruppi social che lo seguono, “Fulminati da Fulminacci” per citare il più importante, hanno fatto un gran baccano per diffondere la data badiese. Non si può infatti, restare insensibili davanti a questo cantautore romano, gentile, educato, in tempi in cui le buone maniere sono un ricordo, e molto professionale nel suo atteggiarsi. “Voi siete pazzi…”. Esordisce rivolto al pubblico fradicio, e poi alla band: “Se sono rimasti fino ad ora, significa che ci vogliono bene… Dobbiamo proprio suonare al meglio stasera!”. Pronostico azzeccato. Chitarra e voce, bella musica per un’ora e mezza quasi di concerto, tutto tirato. Generosa la scaletta che propone l’acclamato ultimo album “Tante care cose”, ma anche quello d’esordio “La vita veramente” (2019). I fans conoscono tutti i testi e cantano. C’è anche il momento romantico delle torce sul ritornello di “Una sera”. E lui: “Tutta la mia stima a chi ha tirato fuori l’accendino! Fa sempre un’atmosfera più calda, anche se poi ti bruci le dita e non sai da dove tenerlo…”. A suo modo è un cantautore di rottura, che mostra già un suo stile personale, sia nella scrittura dei testi che nella composizione musicale.
Forse il bel connubio testo-musica che ne esce, molto vario, dal rock alla ballata, al rap, al funcky, è la sua vera forza. I testi parlano di esperienze, di ricordi, di riflessioni costruite sul linguaggio quotidiano insieme a metafore e pensieri originali. “Forte la banda”, che apre il live, in accoppiata con “Giovane da un po’”, che arriva verso la fine, sono forse i brani più rappresentativi dell’artista, dove la consapevolezza di godere delle battaglie di chi ci ha preceduto, genitori o padri della patria che siano, convive con la semplicità sincera di chi è stufo di ringraziare, e vorrebbe anche vivere il suo percorso personale. Fulminacci ha il merito di fare riflessioni profonde con una semplicità spiazzante, senza ombra di retorica e senza pretese, risultando così molto innovativo e molto moderno. Gli viene naturale passare dai toni leggeri a quelli malinconici e viceversa, come nella ballata “Le biciclette”, eseguita in assolo alla tastiera e preceduta dal consiglio dissacratorio: “Adesso un pezzo in cui si piange. State piangendo vero?”. La sanremese “Santa Marinella” è forse il brano cantautorale più classico, alla maniera di Francesco De Gregori e Antonello Venditti, ma il sound dal vivo, è un’altra cosa, decisamente rockeggiante. In scaletta c’è poi “La soglia dell’attenzione” (2019) e si chiude coi ritmi funcky incalzanti di “Tattica”, dove anche il testo diventa una ridondanza del ritmo base, con la ripetizione ossessiva della parola-titolo. “Grazie di tutto, grazie agli organizzatori, grazie a voi che siete usciti di casa per esser qui stasera: voi siete la ragione di ogni cosa”. Il live si chiude tra gli applausi scroscianti che chiamano gli immancabili bis. Una serata di quelle da album dei ricordi di Tra ville e giardini.
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