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TENSIONI, prima giornata del Festival-L’intelligenza artificiale, sveglia il “senso” dell’essere umano.

ROVIGO, 6 ottobre 2023 – Intelligenza artificiale, il massimo dello sviluppo della tecnologia, paradossalmente fa discutere di umanità, della presa di coscienza dell’essere umano delle proprie peculiarità culturali, ambientali, relazionali. In sintesi, di tutto ciò che non sarà mai sostituibile nemmeno dall’algoritmo più sofisticato. È entrato nel vivo il festival di arti e sguardi sul presente Tensioni 2023, che negli spazi del Censer di Rovigo sta affrontando, fino a domani 8 ottobre, la problematica dell’“Intelligenza artificiale: nuove dimensioni creative e spaziali”.

Con i sorrisi e lo stare perfetto nelle divise rosse e nere degli studenti dell’istituto Cipriani di Adria, in percorso di formazione, la giornata è partita con un incontro denso di spunti culturali del filosofo Rick DuFer con il professore di Reputazione digitale Matteo Flora, autore del podcast su Apple “Ciao internet”. In platea gli studenti dei licei classico Celio Roccati e scientifico Paleocapa sempre in formazione Pcto, ex alternanza scuola-lavoro, nell’organizzazione del Festival. L’intelligenza artificiale (IA) supererà le capacità cognitive umane, soprattutto quelle specialistiche, sostituirà l’uomo nei lavori creativi (meno un terzo dei posti di lavoro nei prossimi dieci anni), e non ci si può illudere di entrare in competizione. “Il problema non è se l’IA si evolverà, ma quando. – Ha affermato perentoriamete Flora – L’impatto economico sociale sarà devastante – ha detto – ma il problema attuale è che stiamo delegando alla macchina più potere di quello che riesce a gestire: la usiamo senza cognizione di causa. È un un ente alieno, diverso, che vorremmo ragionasse come noi, ma non è possibile”. Paradossalmente il rapporto con l’IA è un problema esistenziale filosofico dell’essere umano con sé stesso. O si impara a valorizzare l’interiorità dell’essere umano, quel substrato culturale esperienziale che sta alla base della sua vita e si usa l’IA come opportunità di miglioramento, oppure siamo destinati alla sostituzione, o forse al combattimento mortale, come nei peggiori film di fantascienza. “Forse non ci piace più essere umani – ha precisato il filosofo DuFer. – Facciamo domande all’IA perché ci risponda. Cerchiamo un oracolo, come dalla notte dei tempi, perché l’uomo è insicuro e cerca sé stesso, anche fuori da sé. Ma l’intelligenza artificiale non può rispondere a questo bisogno, non ci eviterà la fatica di crescere, di studiare, di relazionarci con gli altri. Anzi, coltiviamo questi terreni, la nostra interiorità nel contesto storico-relazionale, perché sono i soli che lA non potrà riprodurre. Su tutto il resto vince senza storia”.

I laboratori esperienziali con l’IA applicata alla realtà virtuale, sono stati impattanti. Il Labirinto, ansiogena simulazione di fatti di bullismo e violenza, con l’aiuto di visori ha impressionato molto. Come il Toxic garden di Kamila Kard dove lo spettatore, attraverso il proprio avatar, può correre in prati infiniti, grotte e laghi, fiori tropicali. Col musicista Alex Braga, si è sperimentata l’intelligenza artificiale in versione “creativa” in campo musicale. “Dietro un brano scritto da un artista – ha spiegato Braga – c’è una storia, c’è uno stato d’animo in cui mi sento risuonare. Dietro un brano prodotto dall’IA non c’è niente, solo ottimo artigianato. L’Ia non ha idea delle motivazioni per cui si compie un atto artistico. Quindi, – ha concluso – cerchiamo la visione del nostro senso della vita reale perché non è sostituibile. Se invece ci focalizziamo sulla nostra immagine digitale, sulla vita digitale, saremo sempre sostituiti”. Il Festival procede domani  ottobre con tante altre esperienze ed incontri.

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