LE MILLE GRU-Primo spettacolo in concorso al teatro Ballarin.
LENDINARA- (RO) -La prima giornata del Premio Tomeo 2023, l’Oscar del teatro dei ragazzi del Polesine, si è chiusa con una colata d’emozioni. Vuoi per le ansie di ogni partenza, vuoi per la sensazione di comunità coesa che ha espresso il pubblico del Teatro Balarin, con in testa la partecipazione personale dell’amministrazione del sindaco Luigi Viaro, che ha coinvolto il consiglio comunale dei ragazzi ed il mini-sindaco Pietro Rigolin, vuoi per le tematiche degli spettacoli presentati.
Fatto sta, che si è respirata un’aria densa di festa e di condivisione, fin dal mattino di sabato scorso 29 aprile: prima i messaggi istituzionali d’apertura, poi lo spettacolo di teatro danza del Ctr di Venezia; alla ripresa serale, l’avvio della gara vera e propria, con il primo spettacolo in concorso: “Le mille gru” del Gruppo teatrale della scuola secondaria di primo grado Alberto Mario di Lendinara, diretto da Emilio Milani.
“È bello che ci esprimiamo nel teatro e tiriamo fuori le nostre idee e le nostre emozioni”, ha detto il piccolo sindaco Pietro. Una bella introduzione, accanto a quelle della direttrice artistica Irene Lissandrin, del sindaco Luigi Viaro e della presidente della giuria, l’assessore alla Cultura Francesca Zeggio. Poche parole interrotte dall’irruzione sul palco di un manipolo di ragazzi del gruppo Alberto Mario che ha creato il contesto ansiogeno del rischio nucleare, dando indicazioni di comportamento al pubblico per il caso di scoppio di atomica. Un incipit di impatto per lo spettacolo “Le mille gru”, ambientato nel post seconda guerra mondiale, ad Hiroshima. Giocando sul parallelo delle paure presenti e di quelle della protagonista della storia Sadako, colpita da leucemia incurabile a seguito delle radiazioni nucleari, i ragazzi hanno cercato di rendere al pubblico il percorso di riflessioni fatte durante il laboratorio teatrale scolastico. Il testo è collettivo ed originale, letto ed interpretato da un gruppo ben affiatato di 38 allievi; altri due al commento musicale dal vivo, con tastiera e bonghi; ancora due alla consolle come aiuto registi. La paura, la solitudine, la fragilità, la difficoltà a chiedere o a dare aiuto sono alcuni dei colori espressi dai ragazzi: tanti fogliettini di carta, che ricordano i tanzaku giapponesi, contengono pensieri o desideri, stracciati dagli attori come la bomba stracciò centinaia di migliaia di vite. La carta, fragile ed eterna, è un simbolo di libertà e speranza. Secondo una leggenda, se Sadako avesse costruito mille gru di origami, avrebbe potuto realizzare il desiderio della guarigione. Tutti gli amici l’aiutarono a costruirle e tutti i ragazzi in scena, dentro una nuvola di piccoli uccellini di carta tra le dita, sembravano volare mentre scendevano in platea per regalare le mille gru.
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