“Indagine alla villa: Eros nel conflitto eterno dell’amore”, presentato a Palazzo Casalini il nuovo libro di Beatrice Di Meo.
ROVIGO-Un’altra serata all’insegna della cultura e della scrittura al femminile alla rassegna “Quello che le donne scrivono”. Vivace e coinvolgente la presentazione che si è svolta alla presenza dell’autrice, in dialogo con Flavia Micol Andreasi, e di un folto pubblico attento e partecipe.
Nella serata di giovedì 21 novembre si è tenuta nel salone d’onore di Palazzo Casalini la presentazione del nuovo libro di Beatrice Di Meo, intitolato “Indagine alla villa: Eros nel conflitto eterno dell’amore”. Quinto appuntamento della rassegna “Quello che le donne scrivono”, ciclo di incontri letterari al femminile promosso dall’Associazione Culturale “CRAMS” con la collaborazione di BVR Banca Veneto Centrale. Dopo la consueta introduzione a cura di Chiara Paparella, ideatrice e animatrice del progetto, che ha fatto gli onori di casa, a presentare il libro dell’autrice rodigina, da molti conosciuta come insegnante e come esponente del mondo del volontariato, è intervenuta Flavia Micol Andreasi che, oltre a dialogare con lei, ha pure letto alcuni passi dell’opera.
Nel libro vengono narrate le coinvolgenti vicende di due studentesse di filosofia, Ambra e Ginevra, che, con l’aiuto di alcuni amici, danno il via a un’intrigante indagine per smascherare la violenza perpetrata su alcune giovanissime ragazze, intrappolate con droga da stupro e abusate sessualmente. La vicenda si snoda attorno a una villa, allettante location immersa nel verde del panorama deltizio del Polesine. Nel corso del racconto spuntano situazioni blindate da omertà con complici insospettabili e personaggi che si muovono indisturbati. Il quadro della narrazione assume le caratteristiche di un thriller, con la comparsa di un valente giovane Commissario. I ragionamenti tra le due protagoniste attorno al mito di eros, corredati da numerosi riferimenti filosofici, fanno da sfondo alla storia.
La presentazione ha attirato un nutrito pubblico che ha seguito attentamente le introduzioni ed è stato poi catturate dall’oratoria dell’autrice e della sua intervistatrice che, entrambe apprezzate insegnanti di materie umanistiche, sono state capaci di trasmettere in modo esaustivo ed efficace concetti non sempre immediati senza annoiare il pubblico, che si è invece dimostrato molto interessato. Nel corso della conversazione, incalzata abilmente dalle pertinenti domande dell’intervistatrice, Beatrice Di Meo si è soffermata particolarmente sulle spinte interiori, culturali ed etiche, che l’hanno indotta a scrivere questo suo romanzo. L’attenzione alla persona nel suo sviluppo psicofisico e l’approfondimento di autori della letteratura e del pensiero filosofico la vedono impegnata nell’insegnamento per anni. Ecco perché per l’autrice, al suo terzo romanzo, il racconto diventa solo un pretesto per offrire contenuti utili a trasmettere – soprattutto ai giovani – il desiderio di pensare, ragionare, riflettere sul vero senso dell’amore, che non può essere confinato in parametri mortificanti come la seduzione, il sesso o il puro possesso.
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