Il romanzo “Ditta mia” di Grazia Previato presentato a Palazzo Casalini.
ROVIGO-Il libro della scrittrice rodigina, ambientato nel Polesine degli anni ’80, inaugura la rassegna “Quello che le donne scrivono” dedicata ai temi della parità di genere.
Sei autrici locali protagoniste di “Quello che le donne scrivono”, la rassegna di presentazioni, confronti, dialoghi, ma anche di occasioni per approcciarsi ai temi della parità di genere e per spiegare il valore della lettura polesana al femminile. È toccato a un’autrice di Rovigo il compito di inaugurare, venerdì 3 novembre scorso, il ciclo di incontri promossi dall’associazione culturale “Crams” e da Banca del Veneto Centrale. Nella suggestiva cornice di Palazzo Casalini, sede rodigina dell’istituto di Credito Cooperativo, la scrittrice Grazia Previato ha presentato il suo quarto romanzo Ditta mia, edito da Youcanprint.
La serata ha avuto inizio con i tradizionali indirizzi di saluto. Chiara Paparella, presidente dell’associazione “Crams”, nel dare il benvenuto al pubblico presente e spiegare la natura originale del progetto, ha rivolto un grazie particolare alla banca per aver deciso di condividere l’iniziativa e alla Provincia e al Comune di Rovigo, nonché alle rispettive Commissioni Pari Opportunità, per aver concesso il loro patrocinio. A seguire l’intervento di Laura Drago, componente del consiglio di amministrazione di Banca del Veneto Centrale, che ha illustrato il percorso intrapreso dall’istituto di credito per il conseguimento della certificazione di parità di genere e il sostegno concesso a molteplici iniziative attivate nel territorio su queste specifiche tematiche. Il vicesindaco di Rovigo, Roberto Tovo, si è soffermato sulla necessità di sostenere e ampliare le occasioni di dialogo utili a contribuire alla crescita di una cultura in grado di promuovere le pari opportunità tra donne e uomini e a contrastare la violenza e ogni discriminazione di genere.
Daniela Guagliumi, presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Rovigo, nel rinnovare l’interesse per l’iniziativa, ha evidenziato come la letteratura possa influire positivamente sulla cultura e sul costume di un popolo, consentendo quella imprescindibile maturazione della società italiana verso una diversa percezione della donna e del suo ruolo. Particolare valenza acquisisce, dunque, una rassegna che, attraverso lo sguardo di sei scrittrici locali, intende puntare i riflettori su un contesto come il Polesine. Nel Salone d’Onore dello storico palazzo si è consumato un incontro di grande suggestione, in cui, dalle parole dell’autrice e dalla narrazione sapientemente stimolata dalla giornalista Elisa Barion, è sembrato davvero di percorrere un breve, ma piacevole viaggio nella famiglia di Giuditta, per tutti “Ditta”, composta da un marito con poca voglia di fare, ma che si fa comunque amare, e da ben 8 figli, alcuni in età già da maritare, altri ancora da crescere.
Il dialogo tra Grazia ed Elisa ha ricondotto i presenti negli anni Ottanta, in una località indefinita della campagna polesana, dove questa storia è stata ambientata. Si è così scoperta l’esistenza di una via denominata: in tanta malóra, lontana diversi chilometri dal centro abitato. Là ci vivono otto famiglie: una di queste, soprannominata Beléssa, è composta da marito, moglie e otto figli. Il pubblico ha quindi imparato a conoscere Ditta, una donna di 40 anni, che per dovere ha rinunciato ai propri sogni, ma che non si è mai arresa. Ditta è il riferimento per i figli, ma anche per i vicini di casa, perché da quelle parti, famiglia è anche la “strada di casa”, dove tutti se possono si aiutano, tutti si raccontano tutto: peccati, speranze e sogni. Un mondo fatto da persone semplici, molto genuine, amanti della terra e questa semplicità fatta di piccoli gesti viene raccontata con molte espressioni dialettali che rendono ancora più “reale” il tutto.
Ditta ha modi spicci e un italiano colorato dal dialetto locale. In cuor suo, soffre per non aver conseguito la licenza media e, per non avere ben chiaro che cosa vuole fare da grande. Alla ricerca del suo posto nel mondo, Giuditta si “consola” ripetendo i versi di note poesie. Inoltre, partendo dal progetto della sua vicina di casa Marietta, Ditta si prodiga per convincere gli abitanti della via a realizzare il sogno dell’amica: costruire un piccolo capitello lungo il sentiero di casa. L’idea incontra subito degli ostacoli, in apparenza insormontabili. A spingere Ditta a proseguire testarda e imperterrita, sono due momenti ben precisi, attraverso i quali, la donna inizia a capire, a osare e a reagire fino ad arrivare alla concretizzazione del suo sogno. Il romanzo, attraverso le consuetudini proprie della civiltà contadina, ne mette in risalto i valori intrinsechi e i punti cardine, frutto della saggezza popolare e del forte attaccamento alla terra e alla natura.
Grazia Previato ha piacevolmente intrattenuto il pubblico raccontando da dove le è venuta l’idea di scrivere il suo nuovo romanzo, quali emozioni ha voluto trasmettere con il suo libro e che cosa significa per lei la scrittura. L’autrice ha poi sottolineato il senso d’appartenenza ad una piccola comunità e il desiderio unanime di farcela, partendo dallo svantaggio di provenire dalla campagna e non dalla città, senza dubbio più ricca di opportunità. Particolarmente apprezzato dal pubblico è stato il momento in cui la scrittrice, sapientemente sollecitata dalla giornalista Barion, ha parlato del suo legame con il borgo natìo di Grignano Polesine, dell’infanzia spensierata e del senso di libertà di quel tempo passato. Quello spirito degli anni ’80, rievocato nel racconto, vissuto da lei stessa in campagna, libera di giocare in strada, di vivere all’aria aperta e di stare a piedi scalzi sull’erba. Anni nei quali non si sentiva il bisogno di chiudere la porta di casa a chiave e la bicicletta veniva mollata ovunque senza correre il pericolo di subirne il furto.
Nel libro ci sono tutte le premesse per l’avvio di una inedita saga familiare, attraverso la quale raccontare nuove storie su Ditta, sulla sua nuova vita, sui suoi figli e sul marito. Ma queste sono scelte che è bene lasciare alla libera volontà della scrittrice. Senz’altro una piacevolissima serata in cui si è parlato di libri senza annoiare, ma al contrario divertendo, esaltando il territorio polesano, spesso bistrattato e considerato dai più e a torto, un territorio depresso. Nel prossimo appuntamento di venerdì 10 novembre, Palazzo Casalini ospiterà alle ore 17.30 l’incontro con l’autrice Stefania Crepaldi che presenterà il suo ultimo romanzo Morire ti fa bella, edito da Salani. L’evento sarà moderato dalla giornalista Rosanna Beccari.
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