Teatro Ballarin brulicante di vita con la seconda giornata del Premio Tomeo.
LENDINARA-(RO) – Una festa del teatro, con la sala piena di giovani e meno giovani e l’atmosfera frizzantina della primavera tutt’intorno. La seconda giornata del Premio Tomeo 2023, l’Oscar del teatro dei ragazzi del Polesine, è corsa via ricca di incontri e partecipazione collettiva. In concorso gli spettacoli dal sapore classico “Il mago di Oz” de I Magici Folletti e “Lo straordinario viaggio di Atalanta” della Compagnia Il Teatro siamo Noi, molto acclamati e a lungo applauditi. Venerdì 5 maggio, in un brulicante Teatro Ballarin di Lendinara, un andirivieni di bambini e ragazzini, adulti, personale tecnico si è formato fin dal primo pomeriggio, espandendosi anche sulla fiorita antistante riviera Mazzini. Un caffè ed un gelato e via, con i tempi dello spettacolo, che ha catapultato piccoli, pubblico e operatori dentro le dinamiche delle esibizioni dal vivo (la macchina teatrale si può dire), in cui Lendinara può essere Sanremo, che l’adrenalina è la stessa. Giurie al lavoro sullo studio delle rappresentazioni, fonici alla consolle, maschere nel foyer del teatro, tra i gadget e la gigantografia del Gatto Tomeo. Un clima di accoglienza che pervade la città di Lendinara, partner del progetto con ViviRovigo e Irene Lissandrin, è ormai un leit motiv, come la presenza rassicurante dell’assessore alla Cultura e presidente di giuria Francesca Zeggio e di mezza amministrazione.
In questa seconda giornata sono stati protagonisti i laboratori teatrali di ViviRovigo, con due spettacoli nel pomeriggio e in serata. Dapprima i più piccoli fra 8 e 12 anni, I Magici Folletti, diretti dall’attore e regista Matteo Campagnol di Pantakin teatro Venezia, che ha preso il testimone da Irene Silvestri; e la sera i grandicelli fra i 13 ed i 20 anni, che esprimono la Compagnia Il Teatro Siamo Noi, ancora diretta da Campagnol, che ha sostituito Emanuele Pasqualini. Un lavoro impegnativo ed enorme per Campagnol, vero trascinatore dei laboratori, che ha portato al successo entrambi i gruppi. “Ho lasciato spazio al teatro come gioco primordiale – ha spiegato Matteo Campagnol – riducendo al minimo scenografia e trucco-parrucco. In entrambi gli spettacoli ho cercato che i ragazzi si esprimessero secondo il loro modo personale di vedere i personaggi. Un gioco divertente allo stato puro, soprattutto con i piccoli anche nello scambiarsi i ruoli. Con i più grandi abbiamo fatto un lavoro diverso: raccontare a più voci è complesso, c’è il rischio di cadute di ritmo, il continuo rimando di battute crea disorientamento, ma alla fine sono stati bravi e ce l’abbiamo fatta”. I Magici Folletti sono andati in scena con “Il mago di Oz”, con lo spirito giocoso dei bambini che è arrivato fresco e frizzante, fino al pubblico. Recitazione pulita, gestualità ampie in una scenografia volutamente assente, ma di cui non si sentiva la mancanza. Campagnol ha dato a tutti la possibilità di interpretare i vari personaggi a turno, con un cambio di stile e di velocità che travolgono ed un ritmo narrativo serrato. Alto il livello interpretativo di questi bambini, ciascuno con la sua caratteristica e bravi gli operatori che li hanno saputi integrare grazie al divertimento, cosa importante al di là di ogni premiazione.
Molto alto il livello anche della Compagnia , che comprende ragazzi con esperienza pluriennale e nuovi arrivati, tutti usciti bene dal cul-de-sac in cui li ha bonariamente conficcati il regista Campagnol, ossia il meccanismo del racconto corale di eventi epici, sul modello del coro greco classico. In scena, una trasposizione per il teatro dell’Atalanta di Gianni Rodari, a sua volta rimodulata in forma gogliardica e grottesca con tratti di Commedia dell’arte in dialetto veneto, dallo stesso Matteo Campagnol per i ragazzi in scena. “Lo straordinario viaggio di Atalanta” ne è il risultato drammaturgico, in cui il riscatto sociale della giovane ninfa figlia del re Jaso, femmina non voluta in un mondo macho, avviene attraverso scene di caccia, imprese eroiche e leggende della Grecia classica. Ma di classico ci sono solo i nomi degli eroi, come Ercole e Giasone, perché tutto il resto è caricatura, desolatamente umana, di dei e semidei, un po’ fricchettoni e un po’ figli dei fiori, yuppie ante litteram con occhiali da sole e pelli di leopardo. Grande prova anche per questi ragazzi, che hanno congiunto magicamente classicità e post moderno, con la verve dei giovani.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.