Volevano truffare un’anziana con la tecnica del “finto Carabiniere”, arrestati.
ADRIA-(RO)-I militari della Compagnia Carabinieri di Adria, a seguito di una complessa e articolata operazione di servizio, hanno proceduto, in località Papozze (RO), all’arresto in flagranza per tentata truffa aggravata mediante tecnica del cosiddetto “finto carabiniere” e resistenza a pubblico ufficiale di due soggetti italiani residenti nel napoletano.
Tutto ha avuto inizio da una segnalazione giunta ai militari da un uomo il quale, allertato dal suo vicino di casa di una truffa in atto ai danni dell’anziana madre 80enne, provvedeva tempestivamente ad avvisare i locali Carabinieri. I militari operanti, acquisita la notizia, si sono portati in località Loreo (RO) ove ad attenderli hanno trovato il figlio dell’anziana signora il quale li ha condotti presso l’appartamento della madre, ancora in collegamento telefonico con i presunti truffatori.
Nello specifico l’80enne ha ricevuto una telefonata sull’utenza di rete fissa della sua abitazione da un sedicente Brigadiere dei Carabinieri di Chioggia venendo informata che il di lei figlio avesse investito una donna sulle strisce pedonali, in quel momento ricoverata in grave condizioni presso l’ospedale di Chioggia. Le è stato riferito, altresì, che il figlio fosse stato dichiarato in stato di fermo dai Carabinieri, poiché, dopo aver provocato l’incidente, era scappato senza prestare soccorso, rendendosi responsabile, pertanto, sia dell’investimento del pedone che dell’omissione di soccorso. Nel corso della chiamata l’ignoto interlocutore le ha intimato, inoltre, di comunicargli celermente l’utenza del dispositivo cellullare in suo possesso sul quale ella riceveva subito dopo una seconda e contestuale chiamata da un numero privato, da parte di un sedicente avvocato della persona offesa.
Durante la conversazione telefonica che ha visto la signora impegnata su due telefoni contemporaneamente, presumibilmente per impedirle di attivare i soccorsi, i truffatori con tono fermo e deciso le hanno intimato di dover effettuare il pagamento, in tempi ristretti, di una somma di denaro pari a 7500 euro o corrispettivi monili in oro al fine di consentire al di lui figlio di essere rimesso in libertà. La somma pattuita sarebbe dovuta essere consegnata a un incaricato che di lì a poco sarebbe giunto presso la sua abitazione. A questo punto l’80enne, nonostante l’età avanzata e l’acclarato stato di panico e ansia in cui si è trovata, è riuscita ad avvisare il secondo figlio convivente che era in casa con lei pur rimanendo in linea con i truffatori sia sull’utenza fissa che mobile.
Un primo equipaggio dei Carabinieri, giunto prontamente sul luogo, ha deciso, quindi, di posizionare l’auto di servizio nel cortile posteriore dell’abitazione, in maniera defilata ed occultata al pubblico passaggio, in modo da mantenerla celata a chi provenisse dalla strada. I militari, raggiunta l’anziana, hanno consigliato, quindi, al figlio convivente di confezionare una busta, con all’interno soltanto fogli di carta atti a simulare delle banconote da consegnare eventualmente al presunto incaricato. Predisposto in maniera oculata e sicura il dispositivo operativo e preallertati i supporti per l’operazione di servizio in atto, i militari si sono nascosti dietro l’abitazione ad attendere gli eventuali truffatori. Dopo pochi istanti, di fronte al figlio della signora, posizionatosi dinanzi l’ingresso dell’abitazione, si è fermata una FIAT Panda di colore grigio che è rimasta per qualche istante ferma col motore acceso; il conducente ha fatto segno all’uomo di avvicinarsi con la busta, ma il figlio dell’80enne, giunto a breve distanza dal veicolo, ha chiesto loro di qualificarsi con dei tesserini istituzionali.
In questa fase, i militari si sono avvicinati all’autovettura sospetta al fine di identificare i due soggetti ma gli stessi, alla vista del personale in uniforme, hanno iniziato ad allontanarsi a fortissima velocità, a bordo del veicolo. Ne è scaturito un inseguimento frenetico e rocambolesco coordinato dall’ operato della centrale operativa dei CC di Adria che aveva già fatto convergere nei paraggi la gazzella del Pronto Intervento, dislocatasi a debita distanza, in maniera preventiva, nei pressi di un casolare. Nonostante i dispositivi sonori e luminosi in dotazione azionati, gli autori della fuga hanno continuato a percorrere a forte velocità le principali arterie cittadine intraprendendo svariate azioni volutamente elusive atte a seminare le due auto di istituto. Nello specifico, gli stessi, prima di essere fermati hanno percorso diversi chilometri ad elevata velocità effettuando diverse rotatorie nel senso di marcia opposto e costringendo alcuni utenti della strada ad accostarsi sul ciglio esterno della carreggiata per evitare l’impatto. I malfattori, dopo circa 20 km di fuga, tra i territori delle province di Rovigo e Venezia, finalmente sono stati fermati sulla strada provinciale n.29 in località Pettorazza Grimani (RO) ove il terzo equipaggio di supporto è riuscito a sbarrare loro la carreggiata impiegando un mezzo pesante casualmente in transito. I fuggitivi, a questo punto, non hanno avuto più vie di fuga e, dopo aver arrestato la loro corsa, sono stati bloccati dai militari presenti.
Tempestivi accertamenti hanno permesso di rinvenire, all’interno dell’autovettura utilizzata per la fuga, celati nell’intercapedine del bagagliaio, numerosi monili in oro. I due soggetti venivano quindi tratti in arresto e messi immediatamente a disposizione della Procura della Repubblica di Rovigo che richiedeva e otteneva, dal locale Tribunale, tanto la convalida degli arresti quanto l’applicazione, nei loro confronti, della misura cautelare dell’obbligo di dimora nei comuni di residenza. Si rappresenta infine che l’eventuale responsabilità penale degli interessati potrà essere accertata solo con sentenza passata in giudicato sussistendo la presunzione di innocenza.
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